Nel corso dei lavori della sessione straordinaria del 9 giugno 2023 della Conferenza Nazionale sulla Giustizia Digitale, che è stata organizzata dal Movimento Forense per affrontare l’imminente obbligatorietà dei depositi telematici, che ha visto la partecipazione attiva dell’Unione Nazionale Giudici di Pace, che ha rappresentato un’occasione unica e straordinaria di formazione, confronto e condivisione, sono emerse alcune gravi criticità in riferimento alla dotazione strutturale degli Uffici ed all’aspetto prettamente tecnico-informatico della gestione degli uffici, che, se non immediatamente risolte, rischieranno il prossimo 30 giugno di paralizzare l’attività giurisdizionale degli Uffici del Giudice di Pace di tutta Italia, anziché di proiettarli nell’auspicata e definitiva telematizzazione del processo.
La prima e più grave criticità riscontrata è l’incomprensibile e controproducente scelta del Ministero della Giustizia di non dotare i Giudici di pace di un programma o di un applicativo da remoto (cd. “consolle magistrato”) per l’accesso, la consultazione, la gestione del fascicolo informatico e per la generazione e il deposito dei provvedimenti, come invece avviene per la magistratura togata e per il resto delle giurisdizioni civili.
A seguito di questa scelta, l’intera attività processuale dei Giudici di pace, infatti, sarà unicamente e rischiosamente svolta online mediante accesso riservato al pst.giustizia.it, con la conseguente impossibilità di esecuzione da remoto e in modalità asincrona dei relativi adempimenti processuali e con tutti i rischi, quindi, conosciuti e prevedibili, di essere costretti a mantenere attiva e funzionante la connessione al portale, il cui controllo peraltro è indipendente dal Giudice, durante tutta l’attività processuale, ivi compresa la gestione dell’udienza.
Il timeout di sicurezza per inattività, che costringerà il Giudice a ripetuti e continui accessi, l’appesantimento e l’aggravamento del lavoro dei server ministeriali, per un’attività esclusivamente online, si aggiungono alle altre criticità emerse, quali la sola dotazione di firma digitale remota, che lavora anch’essa online, senza previsione di dotazione di firma digitale su supporto fisico, alle difficoltà di importazione e di inserimento nel portale di provvedimenti personalizzati e generati da remoto dal Giudice, alla presenza di tipologie e schemi di provvedimento generabili estremamente ridotto e limitato, nonché all’assenza di fornitura, ancora ad oggi in numerosi Uffici, di macchine e firme digitali per iniziare le esercitazioni e la sperimentazione.
Da ultimo si ricorda l’attesa per l’immissione in ruolo di Giudici di Pace che da tempo hanno terminato il tirocinio e ora sono stati assegnati all’Ufficio del Processo, in aggiunta e in soprannumero rispetto alle migliaia di risorse che sono già state assunte con i fondi del PNRR e che sono già in servizio. Sono passati mesi da quando in Parlamento, rispondendo a un question time, dal Ministero si prometteva una anticipazione della immissione nelle funzioni giurisdizionali. A oggi nulla è accaduto.
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Per la risoluzione di tutte queste problematiche, che si sarebbero potute superare se ci si fosse confrontati in via preventiva con gli Avvocati e con i Giudici di pace, si chiede un intervento urgente del Ministero della Giustizia al fine di evitare il blocco dell’attività giurisdizionale, ovvero una deroga alla telematizzazione di un Giudice, che da troppo tempo aspetta di essere effettivamente equiparato al resto della giurisdizione.
Movimento Forense | Avv. Elisa Demma, Avv. Alberto Vigani
Unione Nazionale Giudici di Pace – Unagipa | Dott.ssa Mariaflora Di Giovanni
Dipartimento Nazionale Giustizia Telematica | Avv. Gianmaria Vito Livio Bonanno
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